lunedì 23 marzo 2009

Sempre a proposito di lealtà, una sacrosanta provocazione:

Sentiamo parlare di operai col naso all'aria guardare i macchinari della fabbrica sino a quel momento azionati dalle loro mani, partire per altri lidi dove altri operai le rimetteranno in moto per riprendere a produrre così come facevano loro, ma ad un salario inferiore al loro, quindi ad un guadagno maggiore per quel signore che da imprenditore ridiventa padrone; cioè da persona che tieneva conto ,prima, del ruolo sociale dell'imprenditore, ora ricaduto nel ruolo di padrone assolutamente asociale, egoistico, sprezzante i problemi della comunità di persone produttrici e consumatrici allo stesso tempo. Ma alla lunga se chi non lavora non può più acquistare perchè senza soldi e chi adesso lavora per lui non ha ancora soldi abbastanza per acquistare, cosa accadrà? Il nostro povero padrone non guadagnerà un gran che per un periodo piuttosto lungo
specie se la crisi è diffusa nel mondo! Tornerà indietro? Lo si dovrà accogliere a scarpe in faccia come minimo.
La considerazione che vorrei fare però è questa: il capitale da solo se resta lì in banca rende pochino;
il lavoro senza soldi rende anche lui pochino fra orto e lavoretti vari tanto per non stare con le mani in mano;
Messi insieme le cose cambiano,possono rendere,specie con buone idee,molto e molto:
denaro per pagare le materie prime, i macchinari, le strutture,le maestranze, le tasse. gli ammortamenti per il già acquistato, gli investimenti per l'aggiornamento tecnologico ed organizzativo, le assicurazioni varie e finalmente il guadagno netto da mettere in tasca finalmente dopo aver pensato a tutto.
Insomma lavoro e capitale hanno creato dal nulla una proprietà di strutture ed impianti in certi casi tali e tanti da poter creare altri centri produttivi.Ma il proprietario è uno solo e non due!
E' terribile! Come mai? Non è leale questa appropriazione della parte che spetterebbe all'altro attore creatore di tanta ricchezza.Che ne dite voi?

antonio francesco sarmi